Problemi linguistici che fanno da barriera

Con un titolo del genere, probabilmente, sembra che mi voglia riferire a persone di due lingue diverse che hanno difficoltà, per questo motivo, a comunicare. E invece no.

La mia lingua madre è l’italiano, studio la grammatica italiana dalla prima elementare, come tutti i bambini del mondo, e ho avuto la fortuna di impararla molto bene. Insomma, non sono una di quelle persone che nella tesi di laurea scrive po’ con l’accento, per intendersi, cosa che invece alcuni miei colleghi hanno fatto, trovandosi abbassato il voto di laurea finale come penalità. E giustamente, oserei dire!

Il problema è che le barriere linguistiche non sono tanto grammaticali, quanto piuttosto lessicali: si sa, in Italia esistono mille dialetti che variano da regione a regione, io per esempio ho grandi problemi con il dialetto pugliese e figuriamoci poi con quello sardo. Però, in entrambi i casi, il dialetto si scinde dall’italiano “puro” quando si tratta di comunicare con persone provenienti da un altro luogo e che di conseguenza non possono capire parole strettamente dialettali.

Non mi sto riferendo a niente di tutto questo, bensì a un problema che mi ha fatto riflettere veramente tanto. Stamani dovevo fare delle commissioni e comprare delle cose al centro commerciale, ho cambiato da poco televisore e, avendone preso uno dai pollici molto generosi, avevo bisogno delle staffe da parete adeguate. Mi reco nel reparto apposito e chiedo a un commesso scusi, dove sono le staffe da parete? Mi guarda con gli occhi di chi non ha compreso, mi ripeto più e più volte cercando di spiegare cosa siano le staffe a una persona che, in teoria lavorando in un luogo dove vengono vendute, lo dovrebbe sapere.

Provo a chiamarlo semplicemente supporto e a quel punto mi dice, scocciato quasi, ah ma i mobiletti per la televisione? Noi qui non li vendiamo, scusa. I mobiletti per la televisione, mi ha detto, noi qui non li vendiamo. Per colpa di questa incomprensione ho perso un’ora della mia vita a cercare da solo, ma la soddisfazione di tornare indietro, una volta trovato quello che mi serviva, con la staffa in mano a mò di trofeo e di chiederli questa cosa qui lei come la chiama, scusi? non me l’ha tolta nessuno.